5 DICEMBRE 2017. RITIRO DI AVVENTO omelia alla S. Messa e 1-2 parte del ritiro

 
 

TESTO DEL RITIRO:

Parrocchia SS. Pietro e Paolo
in Cagliari
RITIRO DI AVVENTO 5.12.2017

LA LAMPADA DEL TABERNACOLO 1
Non smettono di sfilare i turisti dentro le cattedrali gotiche, o le meravigliose chiese rinascimentali, come nelle fantastiche chiese romaniche o quelle cariche di barocco che luccica d’oro… Estraggono le loro macchine fotografiche, ascoltano la guida turistica o hanno gli auricolari attaccati alle orecchie; sollevano gli sguardi ammirati che contemplano capitelli, archi, fregi, cupole…o le essenziali linee che occupano i moderni spazi dei nuovi templi cristiani….sono sorpresi da tanta bellezza accumulata in un sol posto e sono stupiti dal fatto che il lungo fluire dei secoli non impedisca loro di godere di questi monumenti!
Ma nessuno presta attenzione, sebbene sia quasi sempre visibile, ad una lucina rossa che trema davanti al Tabernacolo. A volte la lampada brilla mezza dimenticata in un angolo del tempio. Ma il visitatore, che segue il suo percorso guidato, volta le spalle verso di essa…non riconosce CHE COSA quella lampada indica!

LA SPALLE A DIO
Circa cento anni fa, San Manuel González, l’Apostolo dell’Eucaristia, il Vescovo del Tabernacolo abbandonato, denunciava i mali che sarebbero provenuti alla società dal voltare le spalle al Tabernacolo, si lamentava del secolarismo che avrebbe separato l’uomo dai valori che sono naturali per lui e che avrebbe portato al disastro collettivo. E così è avvenuto.
Tuttavia verrebbe da chiedersi se dopo 100 anni, noi cristiani, ipotetici moderni discepoli di Cristo, siamo veramente convinti che la causa di tutti i mali provenga dall’abbandono in cui tutti, governanti, popolo, agenzie educative, centri della cultura, del potere, della politica, dello sport o dello spettacolo, hanno abbandonato il Tabernacolo.
È vero che la storia si ripete. L’uomo ha voltato le spalle a Dio e continua a voltargliele con sempre maggiore frequenza. Abbandonando le strade della fede e della frequenza ai sacramenti, istituiti da Gesù Cristo per darci o aumentare in noi la grazia; scegliendo la strada della più abbietta e sfacciata immoralità; distruggendo le realtà più sacre della esistenza gli uomini hanno del tutto scombinato l’equilibrio che Dio stesso ha messo nella creazione (manipolazione genetica, aborto, eutanasia, divorzio, famiglie di fatto, droga, violenza, guerra, corruzione a tutti i livelli) trasformano in “religione” tutto quello che attiene alle realtà materiali della vita, adorate come “idoli” che si contrappongono al Dio vero (lavoro, soldi, sesso, sport, prestigio personale, pensiero corrente, moda). L’Italia, l’Europa, la stessa mentalità odierna così pubblicizzata dai media, hanno dimenticatole le radici cristiane su cui si basa l’autenticità del loro essere. Gli uomini hanno dimenticato che le tre supposte ragioni di “libertà, uguaglianza, fratellanza” non vengono dalla rivoluzione francese, ma provengono dal Vangelo, come per esempio nella Parabola del Figliol Prodigo (cfr. Lc. 15,11-32): la libertà per un figlio di lasciare la casa del padre e sperperare l’eredità; per l’altro la libertà di rimanere col padre, forse senza conoscerlo appieno. La libertà di riconoscere l’errore e tornare alla casa dove il padre lo aspetta e la libertà di conoscere meglio il padre e la grandezza del suo cuore; la uguaglianza perfetta dei due fratelli agli occhi del padre che li vede entrambi bisognosi di misericordia, comprensione, perdono. La fraternità che consiste nel compito che i fratelli hanno di comprendersi l’un l’altro, di amare, dimenticare, perdonare, superando l’invidia di Caino e tornando alla piena comunione di sentimenti col padre e con i fratelli.

L’AUTENTICITÀ DELL’ESSERE
È un problema di autenticità. Il relativismo porta a posizioni irreali di tale calibro che la parte è confusa con il tutto, il male con il bene, l’odio con l’amore. La manipolazione operata dal web che ci assedia tutti e in modo generale, ha creato una realtà virtuale, inesistente, che tuttavia è considerata da molti come una vita alternativa, per molti l’habitat dove muoversi. I valori sono invertiti: ciò che è immorale e sudicio è ciò che conta agli occhi del mondo; ciò che è disonesto e scorretto è ormai di uso comune; ciò che non appare nei social media non esiste. Alcune lobbies, non le coscienze, sono le vere responsabili di una di opinione diffusa o da diffondere, spesso priva di qualsiasi criterio morale, spietata, interessata, che dirige tutto il pensiero comune fino a distruggere ed annientare le persone che non la pensano come loro. Il disprezzo dell’altro è la norma di comportamento per molti. Spesso tale disprezzo porta all’ odio e al rancore, che sono il fallimento della convivenza. Esistono solo i valori economici…

LA LAMPADA DEL TABERNACOLO 2
Eppure, quella lampada rossa che brilla in tutte le chiese, invita al “luogo” della autenticità vera, al luogo del silenzio, della compostezza, della dignità della persona, al luogo dove senza maschere o paraocchi, l’uomo può guardare la sua condizione vera. Quella lampada indica il luogo della “casa del pane”, la Betlemme che si trova nel cuore dei nostri rioni e delle nostre città, che rende le nostre chiese templi abitati dalla presenza di Dio. Di un Dio che “per noi e per la nostra salvezza discese dal cielo e si è FATTO UOMO!” Questo è il mistero che contempliamo nell’Avvento e nel Natale! L’amore di Dio che si umilia fino a prendere su di sé e a condividere tutto della nostra vita di oggi, esattamente come tutto della Betlemme di allora (abbandono, rifiuto, emarginazione, povertà, tirannie, violenze… Davanti al mistero di Betlemme e del Tabernacolo le parole mancano. Bisogna stare in silenzio! Non ci riferiamo al silenzio stupido e codardo di chi non si vuole mai compromettere in nessuna questione, silenzio dei discepoli o presunti tali, condannato dal Vangelo “Io vi dico che se loro tacciono, le pietre parleranno” (Lc 19,40). Il cristianesimo non può essere una reliquia da tenere per sé, giustificare l’inazione, chiamare l’accidia contemplazione e ciò che è paura e codardia, prudenza. L’inazione non può essere nascosta nell’ombrello di ciò che è politicamente corretto. Il cristianesimo è la base della nostra civiltà e cristiani hanno l’obbligo di fare missione annunciando la Parola, scritta in lettere maiuscole. L’Italia è ora una terra di missione. Lo è la Sardegna. Lo è casa mia, il mio lavoro, i miei parenti, amici, colleghi, vicini…
Se la diagnosi è corretta, se la situazione è come una malattia grave, convinciamoci tuttavia che possibile curarla! Come cristiani per guarire interiormente da tutti questi limiti, per sapere chi siamo, dove stiamo andando e dove vogliamo andare, cosa dobbiamo fare per noi e per la nostra società, è necessario che nel percorso “turistico” della nostra vita, inseriamo una regolare e continua “fermata” al Tabernacolo, che non voltiamo le spalle a Dio, che ascoltiamo nel cuore, senza audioguida, la voce di Dio che parla nella sua Parola e che ci spiega la bellezza del mondo creato per noi, la bellezza del cammino di fede che ci fa contemplare la grandezza della misericordia di Dio in noi, che seguiamo la Guida della nostra vita che sono i nostri pastori, il nostro padre spirituale, il nostro confessore e la voce dello Spirito che soffia nel cuore. Non possiamo dare le spalle a Dio anche noi! Ecco l’AVVENTO!
L’Avvento è rendersi conto che Dio non ci ha presi in giro, che c’è l’Emmanuele, che sta vicino a noi sul serio! Che questa povera società non è abbandonata da Dio né alla deriva, che Lui è qui e sta proponendo ancora salvezza, redenzione, luce, gioia, pace.
L’Avvento è il Natale sono il tempo della gioia, nel quale ci rendiamo conto che se vogliamo il mondo può cambiare, che noi possiamo cambiare, e così le nostre famiglie e le nostre parrocchie… basta rendersi conto che c’è quella lampada rossa che arde sempre vicino al Tabernacolo. Che ci sarà sempre! Che nessuna contrarietà la potrà mai spegnere, perché Dio è con Noi!

L’AVVENTO TEMPO FORTE
Come abbiamo detto diverse volte questo tempo forte ci chiede impegno.
Ovviamente dobbiamo partire da noi curando il nostro cammino di fede.
Importantissimo è provvedere a fare un’ottima confessione in occasione del Natale, trovare il tempo per la preghiera, spazio per l’Adorazione e la meditazione.
Dovremmo riflettere e vedere le cose che nella nostra vita possono dispiacere al Signore.
E’ anche necessario che noi rimuoviamo i nostri peccati o vizi ricorrenti, perché sia preparata la “via del cuore” come dice il profeta Isaia:
“Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saròn.
Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti d’acqua.
I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie.
Ci sarà una strada appianata e la chiameranno Via santa; nessun impuro la percorrerà e gli stolti non vi si aggireranno.
Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà, vi cammineranno i redenti.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto”. (Is. 35, 1-10)

Dobbiamo cercare di dare al Natale il senso proprio che questa festa comporta, cercando di vivere la dimensione di festa cristiana, giusta e opportuna anche all’interno delle nostre famiglie, rimettendo i segni del Natale cristiano e soprattutto approfittando di questa grazia che Signore ci dà per vivere l’Avvento e il Natale in modo profondo, per cambiare vita, migliorare, rimuovere dalla nostra esperienza umana e cristiana tutte quelle cose che danno scandalo i nostri fratelli.

Domande per la riflessione.
1. Da quanto tempo non ti confessi BENE?
2. P. Spirituale/confessore??? Formazione del cuore???
3. Da quanto tempo non ti fermi a riflettere sulla tua vita cristiana??
4. I peccati della vita passata vanno espiati con la riparazione, ti impegni sufficientemente nella mortificazione e nella offerta di sacrifici che la vita comporta??
5. Come vedevi il Natale e come ti sembra sia cambiato il modo di percepirlo a partire dalle cose che hai sentito sull’Avvento…?
6. Senti nel tuo cuore il dovere di evangelizzare, testimoniare, portare Gesù al prossimo? Ricorda che la più grande povertà è la mancanza di Gesù!
7. Stai effettivamente camminando nella strada della Fede? Sei fermo? Da quanto? Stai tornando indietro?
8. Betlemme= casa del pane: come vivi la S. Messa? La S. Comunione? La Adorazione Euc.?
9. Maria è la Madre di Dio: come la consideri presente nella tua vita? Quali suoi esempi accogli maggiormente nel tuo cuore e nella tua vita?
10. Il Natale ricorda l’impegno di carità: guardati attorno sicuramente c’è qualcuno da aiutare…

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE
Dalle «Omelie» attribuite a san Macario, vescovo (Om. 28; PG 34, 710-711)
L’anima che non è dimora di Cristo è infelice
Una volta Dio, adirato contro i Giudei, diede Gerusalemme in balia dei loro nemici. Così caddero proprio sotto il dominio di coloro che essi odiavano e si trovarono nell’impossibilità di celebrare i giorni festivi e di offrire sacrifici. Nello stesso modo, Dio, adirato contro un’anima che trasgredisce i suoi precetti, la consegna ai suoi nemici, i quali, dopo averla indotta a fare il male, la devastano completamente. Una casa, non più abitata dal padrone, rimane chiusa e oscura, cadendo in abbandono; di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia. Nella stessa condizione è l’anima che rimane priva del suo Signore.
Prima tutta luminosa della sua presenza e del giubilo degli angeli, poi si immerge nelle tenebre del peccato, di sentimenti iniqui e di ogni cattiveria.
Povera quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna voce d’uomo!
Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. Povera quell’anima in cui non cammina il Signore, che con la sua voce ne allontani le bestie spirituali della malvagità! Guai alla terra priva del contadino che la lavori! Guai alla nave senza timoniere! Sbattuta dai marosi e travolta dalla tempesta, andrà in rovina.
Guai all’anima che non ha in sé il vero timoniere, Cristo! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato e sbattuta dalle onde degli affetti malsani, sconquassata dagli spiriti maligni come da un uragano invernale, andrà miseramente in rovina. Guai all’anima priva di Cristo, l’unico che possa coltivarla diligentemente perché produca i buoni frutti dello Spirito! Infatti, una volta abbandonata, sarà tutta invasa da spine e da rovi e, invece di produrre frutti, finirà nel fuoco. Guai a quell’anima che non avrà Cristo in sé! Lasciata sola, comincerà ad essere terreno fertile di inclinazioni malsane e finirà per diventare una sentina di vizi.
Il contadino, quando si accinge a lavorare la terra, sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l’abito più acconcio al genere di lavoro. Così Cristo, re dei cieli e vero agricoltore, venendo verso l’umanità, devastata dal peccato, prese un corpo umano, e, portando la croce come strumento di lavoro, dissodò l’anima arida e incolta, ne strappò via le spine e i rovi degli spiriti malvagi, divelse il loglio del male e gettò al fuoco tutta la paglia dei peccati. La lavorò così col legno della croce e piantò in lei il giardino amenissimo dello Spirito. Esso produce ogni genere di frutti soavi e squisiti per Dio, che ne è il padrone.

GLI SREGOLATI MOTI DELL’ANIMA
Ogni qual volta si desidera una cosa contro il volere di Dio, subito si diventa interiormente inquieti. Il superbo e l’avaro non hanno mai requie; invece il povero e l’umile di cuore godono della pienezza della pace.
Colui che non è perfettamente morto a se stesso cade facilmente in tentazione ed è vinto in cose da nulla e disprezzabili.
Colui che è debole nello spirito ed è, in qualche modo, ancora volto alla carne e ai sensi, difficilmente si può distogliere del tutto dalle brame terrene; e, quando pur riesce a sottrarsi a queste brame, ne riceve tristezza.
Che se poi qualcuno gli pone ostacolo, facilmente si sdegna; se, infine, raggiunge quel che bramava, immediatamente sente in coscienza il peso della colpa, perché ha assecondato la sua passione, la quale non giova alla pace che cercava.
Giacché la vera pace del cuore la si trova resistendo alle passioni, non soggiacendo ad esse. Non già nel cuore di colui che è attaccato alla carne, non già nell’uomo volto alle cose esteriori sta la pace; ma nel cuore di colui che è pieno di fervore spirituale.
(dalla Imitazione di Cristo, cap. VI)